Quando penso agli sporcamuss, penso alle domeniche a casa coi parenti, dove tutto sapeva di zucchero a velo e rimproveri affettuosi. Uno di quei dolci che ti si incolla all’infanzia, alle dita, e pure alla maglietta se non stai attento. A Bari, se non ti sporchi mangiandoli, li stai mangiando male.
Il nome lo dice chiaramente: sporca-muso, perché se non hai la faccia impanata di crema e sfoglia, sei fuori dal gioco.
Io ve li propongo con una crema alla vaniglia a cui aggiungo una piccola quantità di panna, profumata e vellutata, che è la mia coccola preferita. Infilata tra due quadratini di sfoglia calda, diventa una trappola di felicità: mordi e zac!, la crema scappa da tutte le parti e tu insegui con la lingua come se fossi in una sitcom barese degli anni ’90.
Ora, lo so. La pasta sfoglia. Quel mostro sacro che intimidisce anche i più temerari. Perché è vero: va stesa, piegata, raffreddata, ripiegata, rilanciata, minacciata… insomma, una roba che fa più paura di una bolletta a dicembre. Ma io qui vi lascio comunque la mia versione, fatta a mano, con amore e una quantità di burro che fa venire voglia di confessarsi.
Detto questo, se siete stanchi, pigri, sudati o semplicemente avete avuto una giornata di quelle in cui anche cuocere un uovo sembra un’impresa, vi do il mio benestare ufficiale per usare la sfoglia già pronta del supermercato. Nessuno vi giudicherà (forse solo mia nonna, ma tanto lei ormai cucina direttamente per i santi). L’importante è che li facciate, questi sporcamuss. Che ve li mangiate caldi, con le mani, e che vi sporchiate per bene. Che la vita, come la crema, è più bella quando trabocca.

Crostata “Sole di Ottobre”
In autunno i frutti si fanno più intensi, come se